martedì 2 ottobre 2012

La fabbrica dei sogni smette di far sognare

La chiavano la Hollywood italiana, rappresentava il sogno del cinema italiano, della dolce vita felliniana. Cinecittà era il miracolo italiano della cinematografia. Nata nell'epoca fascista e sfruttata a fini propagandistici, la città romana del cinema con i suoi spazi sterminata era negli anni del boom economico il luogo dove nascevano più di 60 film all'anno. Un laboratorio immenso in cui lavoravano artigiani dall'esperienza blasonata e dalle qualità tecniche e professionali senza eguali. A Cinecittà ha vissuto Federico Fellini. A Cinecittà c'è il teatro di posa più grande del mondo: il celebre Teatro 5. A Cinecittà vive praticamente Dante Ferretti, uno degli scenografi più acclamati al mondo, vincitore di 3 premi Oscar, uno dei collaboratori più fidati di Martin Scorsese.



Oggi a Cinecittà vengono prodotti 3/4 film all'anno. Il mix è molto più sbilanciato su fiction e trasmissioni tv. L'avvento della televisione e del digitale hanno determinato la crisi di questo luogo "sacro". I costi degli spazi sono diventati troppo alti per la maggior parte dei player. In un comparto che vive dinamiche forti di razionalizzazione, solo le grandi produzioni internazionali possono sostenere i costi di Cinecittà. Vagando tra le scenografie di Gangs of New York, Rome, I Borgia, Assisi, si respira una strana atmosfera: magica, ma allo stesso tempo triste. I visitatori percepiscono come quell'immenso palcoscenico sia troppo grande da gestire. C'è chi dice che diventerà un resort. Alcuni vorrebbero utilizzarlo come luogo di eventi. Sicuramente Cinecittà dovrà cambiare faccia, sperando conservi la sua magia.

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