Il farmaco equivalente rappresenta un punto caldo dell'evoluzione del canale farmacia in Italia. La sua faticosa penetrazione ha ridotto la marginalità delle singole famacie. La spesa sanitaria va comunque ridotta, soprattutto alla luce della limitata diffusione del "generico" rispetto agli altri paesi europei. Il farmaco equivalente non decolla nel nostro Paese. Ma quali sono i reali motivi? Un sostanziale problema di fiducia sottende allo stentato avvento del "generico": fiducia degli stakeholder (medici, farmacisti e cittadini) nei confronti di questa classe di farmaci.
Le aziende "genericiste" scontano il peccato di una relazione "nuova" con la popolazione che non sfrutta il patrimonio di credibilità e reputazione accumulato dalle aziende "storiche" negli anni. I corporate brand dei farmaci equivalenti erano infatti sconosciuti alla grande massa fino a qualche anno fa. Nell'ultima edizione di Cosmofarma, Carlo Erba (la storica azienda farmaceutica) ha presentato la sua linea di farmaci "generici". Le caratteristiche dell'equivalente con la garanzia di un'azienda dal brand riconosciuto, forse un po' appannato, ma forte. L'awareness di un brand ben radicato nello spazio percettivo dei cittadini (anche se focalizzato su un segmento specifico del mercato connesso alla stitichezza) viene così traslata al farmaco equivalente. Un'operazione di brand extension lungimirante. Andranno presidiate con attenzione l'ampiezza e la profondità dell'offerta: per affermarsi nell'arena dei competitor bisogna essere esaustivi per tutti i bisogni di salute. Un paio di referenze non sono sufficienti.
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