È il giorno dei bilanci per il primo turno delle primarie del Partito Democratico. Per vincitori e vinti è tempo di analizzare il responso degli elettori. Il vincitore più "vincente" è senza dubbio il Partito Democratico. 4 milioni di elettori: un successo senza precedenti. Una larga affluenza per un momento storico "urgente". Il PD ha avuto il merito di aprirsi al popolo. Gli italiani hanno risposto positivamente in massa a questo nuovo modo di far politica. Una politica più prossima e meno avulsa dalla base elettorale.
Il vincitore "numerico" è il Segretario del PD Pierluigi Bersani. Una vittoria sicuramente più numerica che morale. In altri tempi la sua sarebbe stata una vittoria a mani basse. Oggi invece il Peter Pan della politica italiana, Matteo Renzi, gli ruba la vittoria morale. Bersani avrebbe davvero vinto, se i suoi competitor si fossero attestati tutti omogeneamente intorno al 10-15%. Avere invece un follower a circa 6 punti percentuali ridimensiona il suo successo numerico. In un'arena in cui Puppato e Tabacci praticamente spariscono, solo Vendola registra numeri considerevoli. Il vero scontro è però Bersani-Renzi. Il vecchio contro il nuovo. Il rottamatore ha scardinato le regole del partito, conquistando un ruolo primario. Bersani sa che il suo successo non è pieno, che la corsa/rincorsa di Renzi non si arresta, che questa settimana sarà critica. L'Italia vuole respirare aria nuova, fatta di nuove modalità di pensiero e di relazione politica-popolazione, e Matteo Renzi risponde a questo bisogno.
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