mercoledì 4 aprile 2012

Le ragioni della televisione involuta secondo Chomsky

A "Volo in diretta", il nuovo programma di Fabio Volo, in onda ieri sera su Rai3, Noam Chomsky (il più grande linguista, filosofo e teorico della comunicazione vivente) ha parlato di propaganda, pubblicità e televisione. Concetti strettamente creazione e lo sviluppo delle idee, della cultura (o dell'ignoranza) e legati tra loro. Ha sottolineato la rilevanza della televisione per la delle preferenze collettivi. La sezione più interessante dell'intervista era dedicata ad una speculazione relativa al livello qualitativo attuale della televisione mondiale.


Chomsky attribuisce la qualità televisiva alla genesi delle preferenze negli individui. Le nostre idee, i nostri comportamenti consolidati, la fiducia in brand e prodotti (e la relativa fedeltà) si formano
attorno ai 20 anni. Tutto in televisione deve quindi essere orientato ai ventenni. Linguaggi e stili sono focalizzati su questo target in una prospettiva propagandistica. Dalla politica al branding, dai
comportamenti ai valori, ogni spazio televisivo cerca di colpire questa fascia di pubblico. Il resto della popolazione, naturalmente, può non comprendere, non gradire, ma la loro genesi cognitiva ed ideologica è già avvenuta. Quindi a cosa serve investire risorse su persone "già formate"? La provocazione è evidente, ma la realtà non è poi così lontana. Ci sono, tuttavia, delle fortunate eccezioni nella televisione italiana, questa intervista ne è la dimostrazione: un contributo di spessore.

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