giovedì 28 luglio 2011

Siamo tutti un po' "communitari"...

In principio è la famiglia, poi il gruppo di amici, dopo i colleghi: la nostra vita e' fatta di community e l'uomo, si sa, è un animale sociale.

Il concetto di gruppo, oltre alla sua valenza sociologica, racchiude in sé una miriade di opportunità di marketing per le aziende.


Qualche anno fa (nel 2005) mi è capitato di scrivere in merito al marketing tribale ed al ruolo delle tribù nella società moderna. Da allora ad oggi il contesto è però totalmente mutato: l'avvento dei new-media ha stravolto i fenomeni di grouping, annientando la barriera geografica, facilitando aggregazione e comunicazione.


Se prima la tribù era associata per antonomasia agli appassionati Harley-Davidson, nel 2011 la dimensione fisica non è più il solo driver di creazione di un gruppo e il ruolo dell'online cresce esponenzialmente. Le tribù storiche (moto rider, escursionisti, ferraristi e cosi via) oggi vivono questa duplice prospettiva, alimentata in maniera virtuosa: la parte web raduna, consiglia, mette in contatto opinion leader con "persone normali", consente di condividere le informazioni. Il momento dell'incontro/raduno, invece, cavalca la componente emozionale della tribù.

Vi sono poi le tribù assolutamente svincolate dalla dimensione fisica. è ormai retorico sostenere il ruolo di Facebook in questo processo di smaterializzazione dei gruppi. Oggi però la dimensione web della tribù subisce uno "sviluppo manageriale" e Google+ richiede ai propri utenti di gestire "Cerchie" di amici. Si porta così il consolidato percorso di marketing della cluster analysis nella vita dei consumatori (percorso già intrapreso da Facebook, ma con modalità ancora complesse per la popolazione di internet), laddove il driver di raggruppamento, oltre alla passione per un determinato topic, è la possibilità di condividere o meno una certa tipologia di informazione (foto, post, status) con una selezione di contatti. L'utente medio si troverà dunque a gestire la multicanalità di sé stesso, decidendo dapprima chi inserire nelle "Cerchie" e poi cosa comunicare in ciascuna di questa, affermando il proprio posizionamento.

E se a Google+ aggiungessimo Facebook, Linkedin, Twitter, pagine web personali, blog e così via? Siamo nell'epoca in cui la comunicazione differenziata per canale vince anche tra i consumatori.

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