giovedì 7 febbraio 2013

È Ruzzle mania

In principio (poco meno di un anno fa) era Rumble. L'ennesima app per iPhone, l'ennesimo "giochino" per smartphone. Per mesi questa novità ha vissuto a metà del guado, senza infamia e senza lode. A dicembre 2012 la svolta. A Collins, un piccolo villaggio vicino a New Orleans, si registra un elevatissimo numero di download, probabilmente da parte di un gruppo di studenti di college. È così parte la febbre di Ruzzle. Un gioco semplice ma contagioso.

L'idea di base è quella dello storico Scarabeo (Scrabble), reso più veloce, interattivo ed avvincente. Un quadrato con 16 lettere (4x4), due minuti per comporre il maggior numero possibile di parole. L'utente può sfidare i propri amici di Facebook, i propri follower di Twitter, gli utenti con un account Ruzzle o lanciarsi in uno "scontro" con un utente casuale. Tre manche per decretare il vincitore. Gli elementi per la vitalità ci sono tutti: sfida, rapidità, social sharing. Il fenomeno sta assumendo in alcuni casi connotazioni patologiche con tendenze alla dipendenza. Più di 10 milioni di utenti nel mondo, da due mesi in vetta alla classifica delle App più scaricate, una miriade di siti che condividono "trucchi" per battere i propri amici. Il fenomeno è in pieno sviluppo. Ancora una volta il principio delle esternalità positive non sbaglia. Nel mondo digitale è importante "attivare" community.

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