mercoledì 1 agosto 2012

Le conseguenze pubblicitarie del flop olimpico in piscina

Le attese erano elevatissime, forse eccessive: incuranti di una concorrenza natatoria che cresce e si evolve. Tutti aspettavano la nazionale italiana del nuoto che avevamo visto a Roma nel 2009 durante i Campionati Mondiali. Tutti attendevano la conferma di quanto accaduto lo scorso anno a Shangai. Nessuna conferma e tante delusioni. Medaglie finora latitanti. Ma non è tanto l'assenza di podi a stupire, quanto la carente forma fisica degli azzurri del nuoto e la perduta motivazione. Una nazionale che sembra Pellegrini dipendente: se la prima donna del nuoto italiano perde la rotta ed intraprende una scia sbagliata, tutti la seguono. I divismi pre-olimpici legati alla scelta del portabandiera della delegazione azzurra non hanno certo giovato all'immagine di Federica Pellegrino, facendo esplodere in maniera esponenziale le aspettative. Il risultato sportivo negativo si ripercuoterà inevitabilmente sul mondo pubblicitario.



I nuotatori azzurri e la Pellegrini (in modo particolare) sono diventati negli anni testimonial importanti. Sky, Pavesi, Enel e Yamamay hanno voluto la ragazza veneta nelle proprie campagne. Gillette ha puntato si Fabio Scozzoli. La pubblicità punta sui vincitori, reali o morali. Le scarse performance sono accompagnate da un atteggiamento di rinuncia che pone gli atleti in una situazione di forte rischio pubblicitario. Cambieranno i testimonial: un fallimento su tutta la linea.

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